La Commissione di monitoraggio delle Linee Guida per la Classificazione del Rischio sismico delle costruzioni, istituita lo scorso ottobre dal Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nella recente risposta n.6 ha previsto l’incompatibilità del sismabonus con i lavori intervenuti su una singola unità immobiliare situata all’interno di edifici plurifamiliari. L’impossibilità di fruire del bonus in tale circostanza è confermata anche qualora la suddetta unità immobiliare sia funzionalmente indipendente e disponga di uno o più accessi autonomi.
La nuova interpretazione rischia di avere effetti importanti non solo sulla ristrutturazione delle case a schiera ma anche sui palazzi dei centri storici che si caratterizzano per la loro contiguità strutturale. La risposta in esame infatti, ai fini dell’applicazione del sismabonus, sembrerebbe spostare il focus sull’unità strutturale (rispetto all’unità funzionalmente indipendente) che per essere definita come tale, secondo la definizione contenuta nelle Norme tecniche per le costruzioni 2018 (Ntc 2018), deve avere continuità da cielo a terra, per quanto riguarda il flusso dei carichi verticali ed essere, solitamente, delimitata o da spazi aperti, o da giunti strutturali, o da edifici contigui strutturalmente ma tipologicamente (dal punto di vista costruttivo, strutturale o di epoca) diversi.
Come anticipato, la limitazione all’applicazione del sismabonus alle sole fattispecie che rispettano i requisiti sopra descritti potrebbe rappresentare un problema per la ristrutturazione delle abitazioni situate in centro città e per le bifamiliari poiché difficilmente tutti i «condomìni contigui» decideranno di effettuare gli interventi antisismici sull’intero edificio.